Amianto o Eternit?

La parola amianto deriva dal greco e significa incorruttibile.

E’ un materiale costituito da un insieme di silicati cioè minerali composti da silicio e ossigeno molto comuni in natura in alcune rocce, che vengono macinate per asportare le fibre.

Le cave più importanti si trovano in Canada, Sud Africa, negli Urali e in Arizona.

In Italia l’attività estrattiva era concentrata in Valle d’Aosta, in Val Malenco (Sondrio) e a Balangero (Torino), dove è presente la cava più estesa d’Europa.

“Eternit” da “eternità” è il nome dell’azienda svizzera, diventato anche il nome commerciale, che all’inizio del 1900 iniziò a produrre manufatti composti da amianto e altri materiali leganti (cemento, calce, colle, gomme).

L’Italia è stata il secondo produttore e utilizzatore di composti di amianto in Europa.

Com’è fatto l’amianto?

L’amianto ha una struttura fibrosa e ogni singola fibra è 1300 volte più sottile di un capello umano.

Proprio questa particolarità conferisce all’amianto notevole resistenza al fuoco, all’azione di agenti chimici e biologici, all’abrasione e all’usura, lo rende flessibile e facile da tessere, è fonoassorbente e termoisolante.

Queste caratteristiche, anche grazie al basso costo di estrazione e lavorazione, spiegano perché l’amianto è stato così largamente usato.

 

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In quali manufatti si trova?

Per la sua versatilità e capacità di legarsi ad altri componenti, già alla fine dell’800 l’amianto era ampiamente utilizzato in campo industriale.

Oltre a lastre e tegole di cemento-amianto (Eternit) dei tetti di case e capannoni, questo insieme di minerali fibrosi veniva usato per la produzione di pavimenti, tubazioni, canne fumarie, cisterne, fioriere, arredi da giardino, fabbricazione di stucchi, adesivi, sigillanti, corde, plastica e addirittura nell’industria cinematografica per simulare la neve; per le sue proprietà ignifughe, era usato per produrre tute, guanti da cucina, forni per la panificazione, teli da stiro, stufe, nelle auto (vernici, freni, frizioni, guarnizioni), nell’industria chimica, siderurgica, vetraria, ceramica, alimentare (addirittura per la filtrazione dei vini) e nelle fonderie.

Per il suo potere di assorbire i rumori è stato largamente utilizzato per la produzione di barriere fonoassorbenti, sottofondo di pavimenti in linoleum, controsoffittature, pannelli antirumore su autobus, navi, aerei, treni.

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Se nei prodotti a base di amianto le fibre sono libere o debolmente legate, si parla di amianto in matrice friabile (isolamenti); se invece le fibre sono fortemente legate in un composto solido (come il cemento-amianto) si parla di matrice compatta.

Come si riconosce?

Per sapere se un manufatto contiene amianto si può inizialmente controllare l’anno di produzione, di acquisto o di installazione, verificare se vi è un marchio di fabbrica oppure, se è un edificio, consultare la pratica di costruzione o, se ancora in attività, interpellare l’impresa edile o infine cercare eventuali documenti (fatture, ricevute, schede tecniche...).

In caso di mancanza di dati certi, l’unica cosa da fare è contattare un’azienda specializzata, far prelevare un campione del materiale per effettuare uno specifico esame chimico di laboratorio da parte di centro abilitato.

É importante non agire in autonomia ma bisogna rivolgersi a professionisti del settore in possesso delle autorizzazioni e dell’esperienza necessarie.

Perchè l’amianto è pericoloso?

Le microscopiche fibre che compongono l’amianto possono disperdersi nell’ambiente circostante ed essere respirate causando gravi e irreversibili patologie che interessano prevalentemente l’apparato respiratorio (mesotelioma pleurico e tumore ai polmoni) e che possono manifestarsi anche dopo 30-40 anni dall’esposizione e potenzialmente anche inalando una sola fibra (1.300 volte più sottile di un capello).

La nocività dell’amianto è stata scoperta nel 1930 grazie a pionieristici studi inglesi e nel 1943 alcuni medici tedeschi collegarono i tumori ai polmoni con l’inalazione di fibre di amianto.

Nei decenni seguenti una cinquantina di Paesi ne hanno vietato l’estrazione, la lavorazione e l’uso; gli unici paesi al mondo rimasti ad estrarre asbesto sono Russia, Cina e Kazakistan.

Tuttavia, anche se sono solo tre i Paesi che ancora estraggono il minerale, sono ancora troppi quelli che lo commercializzano sotto svariate forme.

Nel 2014 proprio la Cina era il principale consumatore di amianto, con Russia, India, Brasile, Indonesia, Uzbekistan, Vietnam, Sri Lanka, Thailandia e Kazakistan, che collettivamente hanno coperto il 95% del consumo di amianto in tutto il mondo.

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In Italia l’amianto è stato messo al bando solo dal 1992; proprio l’Italia è stata la prima a occuparsi anche dei lavoratori esposti all’amianto, avendo riscontrato un altissimo tasso di mortalità da esposizione in molte città costiere sedi di grandi cantieri navali ma anche tra i lavoratori delle fabbriche (Casale Monferrato e Broni) e purtroppo anche tra i loro familiari e residenti delle zone limitrofe.

Ecco quindi che la presenza di manufatti in amianto, specialmente se deteriorato e quindi ad alto pericolo di rilascio di fibre, è un problema di salute che riguarda tutti, anche chi non ce l’ha sul tetto di casa propria.

Da quasi un decennio l’amministrazione comunale affianca i proprietari di manufatti in amianto nell’adempimento degli obblighi di legge perché, se è vero che a oggi non vi è un obbligo generalizzato di rimozione di un manufatto contenente amianto, vi è invece l’obbligo di segnalarne la presenza e controllarne periodicamente lo stato di conservazione, intervenendo tempestivamente a seconda della situazione per tutelare sé stessi e gli altri cittadini.

Quali sono gli obblighi per i proprietari?

La sola presenza di amianto in un edificio non significa necessariamente che esista un rischio per la salute degli occupanti quindi non vi è alcun obbligo di rimozione a priori solo perché il manufatto è in amianto; essendo però un materiale altamente nocivo, è obbligatorio segnalarne la presenza al Comune e alla Ats e verificare periodicamente le buone condizioni affinché si prevenga la dispersione delle fibre.

Per essere in regola, il proprietario dell’immobile e/o il responsabile dell’attività che vi si svolge o l’amministratore per i condomini, ha l’obbligo di:

  1. inviare il modulo di notifica NA1 (Allegato 4 del Piano Regionale Amianto) alla Ats competente (per il Comune di Brugherio è quella di Monza);
  2. far effettuare da un tecnico professionista esperto in materia la valutazione del rischio secondo l’indice di degrado conformemente all’Allegato A del Decreto Direzione generale sanità n. 13237 del 18/11/2008;
  3. comunicare alla Ats e al Comune il nominativo della persona designata come responsabile con compiti di controllo e coordinamento di tutte le attività manutentive che possono interessare i materiali di amianto;
  4. tenere un’idonea documentazione da cui risulti l’ubicazione dei materiali contenenti amianto;
  5. garantire il rispetto di efficaci misure di sicurezza durante le attività di pulizia o di manutenzione che possano causare un disturbo dei materiali di amianto; di tutti gli interventi effettuati dovrà essere tenuta una documentazione verificabile;
  6. documentare l’avvenuta corretta informazione agli occupanti dell’edificio sulla presenza di amianto nello stabile, sui rischi potenziali e sui comportamenti da adottare.

La responsabilità della trasmissione dei dati necessari ricade sul proprietario dell’immobile, salvo che per i condomini per i quali la responsabilità è invece dell’amministratore. Il mancato rispetto delle disposizioni di legge prevede sanzioni amministrative e penali secondo la Legge 257/92.

A cosa serve la valutazione dello stato di conservazione: è un’analisi tecnico-visiva, effettuata da un professionista (tecnico con patentino regionale per l’amianto, responsabile del servizio prevenzione e protezione, ingegnere civile, architetto, geometra), basata su diversi parametri da valutare per attribuire un punteggio per ciascun indicatore.

A seconda del numero ottenuto (detto indice di degrado), si possono presentare tre scenari in base al grado crescente di deterioramento del manufatto:

  1. indice di degrado inferiore o uguale a 25: non è necessario effettuare alcun intervento ma è necessario ricalcolare l’indice di degrado con frequenza biennale;
  2. indice di degrado compreso tra 25 e 44: è necessario procedere alla bonifica del manufatto entro i successivi 3 anni;
  3. indice di degrado superiore a 45: entro i successivi 12 mesi bisogna procedere alla rimozione del manufatto.

Secondo il D.M. 06/09/1994 con il termine bonifica si intendono tre tipi di intervento, tutti da far eseguire da ditta specializzata e abilitata:

  • incapsulamento: consiste nell’applicare un prodotto che impregna e lega le fibre per evitarne la dispersione. Il vantaggio è che l’intervento ha tempi e costi contenuti perché l’amianto non viene rimosso ma per contro, il materiale nocivo rimane e quindi anche gli obblighi di sorveglianza e valutazione;

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  • sovracopertura: il tetto in amianto viene “avvolto” da altri materiali in modo che non sia più esposto alle intemperie. Anche per questo intervento costi e tempi sono contenuti ma come per l’incapsulamento rimangono in capo al proprietario gli obblighi di legge;

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  • rimozione: è chiaramente il metodo consigliato in quanto tutti i materiali nocivi vengono rimossi e smaltiti quindi non vi è più alcun obbligo di legge né pericoli per la salute. Si tratta però di interventi più costosi in quanto il tetto va completamente sostituito ed è necessario ottenere il titolo edilizio abilitativo presso il competente Ufficio comunale.

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N.b.: i materiali NON possono essere portati alla Piattaforma ecologica comunale!

Come posso segnalare un caso sospetto?

Il cittadino che riscontri o pensi che vi sia un manufatto in amianto (generalmente un tetto o una tettoia) può fare una segnalazione orale o scritta alla Sezione verde, parchi ed energia del Comune di Brugherio:

ambiente@comune.brugherio.mb.it oppure 039.28.93.311 - 270.

Ovviamente non incombe alcun dovere ma è facoltà richiedere al Comune che vengano fatte le verifiche del caso; questa non è una “denuncia” ma rappresenta una funzione socialmente utile che permette al cittadino di rendersi portatore di un interesse della collettività affinché siano rispettate le leggi vigenti e tutelata la salute pubblica.

Si pensi che ancora oggi i morti di malattie amianto-correlate sono in media quasi 60 ogni anno.

La Sezione ambiente raccoglie tutte le richieste di verifica, in un’ottica di collaborazione che ponga la cittadinanza al centro delle proprie attività, soprattutto per quanto riguarda la questione amianto e i gravissimi pericoli per la salute derivanti dalla presenza di questo materiale.

La situazione a Brugherio

Nel 2017 l’amministrazione comunale ha commissionato una mappatura delle coperture in amianto alla Aerodron di Parma.

I tecnici incaricati hanno inizialmente analizzato le immagini aeree del territorio rilevate nel 2014 dalla Compagnia Generale di Riprese Aeree; un piccolo aereo ha sorvolato il territorio con a bordo uno speciale sensore multispettrale che registra la quantità di energia riflessa dai diversi oggetti della superficie terrestre nelle diverse lunghezze d'onda.

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Analizzando i dati raccolti dal sensore si ottengono preziose informazioni territoriali fondamentali per produrre accurate mappe tematiche:

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In base alle informazioni ottenute dall’esame delle immagini multispettrali, è stato pianificato il volo di uno speciale drone, che ha permesso di ottenere una situazione più dettagliata delle coperture presenti.

am9Su quasi 5.000 tetti presenti sul territorio comunale, il drone ne ha rilevati 377 presumibilmente in amianto, per circa 177.000 metri quadrati pari a 2.200 tonnellate (in pratica più di 4,5 metri quadrati di coperture in amianto per ogni cittadino). Dei 377 tetti in amianto rilevati, una settantina (18%) sono risultati in cattivo stato di conservazione ed è stato avviato un procedimento di legge nei confronti dei proprietari affinché facessero tutte le verifiche previste.

La metà di queste coperture sono state rimosse mentre per le altre i procedimenti sono ancora attivi.

Il 77% delle coperture era in stato scadente, il 4% discreto e il restante 1% era stato rimosso prima del rilievo.

Si sottolinea che lo “stato” deriva dall’analisi visiva delle immagini fotografiche, non dalla valutazione dello stato di conservazione.

Durante il 2020 sono stati scannerizzati circa 1.500 documenti cartacei “trasformati” in altrettanti files, raggruppati in 700 cartelle digitali corrispondenti ad altrettante coperture.

Il numero dei tetti è quasi raddoppiato in quanto il drone aveva rilevato coperture aggregate nei complessi industriali (grandi capannoni) ma ai fini di richiedere l’osservanza degli adempimenti in carico ai proprietari, queste sono state suddivise in più coperture corrispondenti alle singole unità immobiliari.

Alla fine del 2020 è stato anche acquistato un software di cartografia, che dopo un lungo lavoro di analisi, disegno e inserimento dati, ha permesso di ottenere un censimento non solo costituito da un elenco di indirizzi ma una mappatura geografica completa del territorio immediatamente consultabile e associata alla documentazione digitale relativa a ciascuna copertura, con le relative estensioni.

Sono state inserite nel censimento anche un centinaio di coperture già rimosse in passato con pratica edilizia, in modo da tenere traccia anche della situazione storica.

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Le coperture censite a inizio 2022 sono così arrivate a essere sono 872 (297.500 m2) di cui:

  • 577 rimosse (il 62,5%, per 186.000 m2 di materiali dannosi non più presenti)
  • 7 in stato “discreto” (il 4,5%, per 12.500 m2)
  • 167 in stato “scadente” (il 16%, per 48.000 m2)
  • 57 in stato “pessimo” (il 10%, per 30.000 m2)
  • 61 coperture sospettate di contenere amianto ma risultate senza (il 6,5%)
  • 3 sovracoperture (per 1.000 m2, 0,5%)

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Con la situazione completa, aggiornata e digitalizzata del territorio, il Comune ha ripreso l’attività informativa e proseguono le richieste di adempimento degli obblighi di legge nei confronti di quei proprietari di edifici ancora coi tetti in amianto per i quali non è mai stata prodotta alcuna documentazione oppure con termini scaduti.

Il prosieguo del lavoro ha quindi portato all’emissione di oltre 350 comunicazioni di avvio del procedimento (ne seguiranno altre che sono attualmente in esame) a carico dei proprietari per richiedere di comunicare lo stato di fatto e, in caso la copertura sia ancora presente, invitare ad adempiere agli obblighi di legge verificando lo “stato di salute” della propria copertura e di conseguenza mettere in atto gli interventi del caso.

Prosegue quindi l’attività di tutela della salute pubblica del Comune di Brugherio rispetto al tema amianto, per rendere la nostra città finalmente libera da questo pericoloso materiale.

Gli edifici pubblici

Il Comune non solo tutela la salute pubblica ma affianca i proprietari di edifici privati nell’adempimento degli obblighi di legge; per questo si sta affidando la ricognizione di tutti quegli stabili pubblici che per tipologia costruttiva, età o tipo di materiali usati, potrebbero potenzialmente contenere amianto; l’appaltatore eseguirà approfonditi sopralluoghi in una ventina di edifici pubblici e verranno effettuate le analisi delle fibre aerodisperse, un particolare esame della “qualità” dell’aria presente nelle adiacenze dei manufatti sospetti; verranno anche prelevati campioni di materiale da sottoporre ad analisi chimica e in caso di presenza di composti pericolosi, il tecnico incaricato effettuerà la valutazione dello stato di conservazione in modo da fare una prima stima delle criticità.

Si può quindi dire che il censimento dei manufatti in amianto sul territorio comunale è a 360°.

Le leggi in materia di amianto

A partire dagli anni ’60 e ’70 è cresciuta la consapevolezza dei danni derivanti dall’esposizione all’amianto e da allora sono state promulgate numerose leggi che vietano l’impiego di questo materiale e ne regolamentano la dismissione o ancora che tutelano i lavoratori.
Di seguito sono riportate le principali.

Legislazione nazionale:

  • Legge 27 marzo 1992 n. 257: divieto di estrazione, produzione e commercializzazione dell'amianto
  • Legge 4 agosto 1993 n. 271: disposizioni urgenti per i lavoratori del settore dell’amianto
  • Decreto Ministeriale 6 settembre 1994: norme e metodologie tecniche per la valutazione del rischio, il controllo, la manutenzione e la bonifica dei materiali contenenti amianto nelle strutture edilizie
  • Decreto 18 marzo 2003 n. 101: mappatura delle zone del territorio nazionale interessate dalla presenza di amianto
  • Lgs. 9 aprile 2008 n. 81: testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro (protezione dei lavoratori dai rischi derivanti dall’esposizione all’amianto e obbligo di redazione del Piano di lavoro in caso di bonifica da amianto)

Legislazione della Regione Lombardia:

 Per l’elenco completo delle norme comunitarie, nazionali e regionali cliccare qui

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